Metodi di prova delle polveri

Ultima modifica: 11/08/2023

Capitolo 4: Requisiti di un campione di polvere

4.2 Caratterizzazione di un campione:
Il campione deve essere rappresentativo del materiale, così come appare durante l'intero processo operativo.

NOTA: Molte unità operative, come i sistemi di estrazione, separano la polvere in frazioni più fini di quelle osservabili nelle apparecchiature di processo principale e questo viene considerato quando si preleva il campione.

Se il campione non è rappresentativo del materiale così come si trova nel processo, allora occorre preparare il campione considerando le condizioni peggiori […]

4.3 Prepazione di un campione:
Se non è possibile testare il campione così come ricevuto o se il campione non è più rappresentativo del materiale del processo, allora potrebbe essere necessario condizionare o alterare il campione di test. Ciò include:
– macinazione/setacciatura;
– essiccazione;
– umidificazione.
Qualsiasi modifica alle proprietà della polvere durante la preparazione del campione, ad esempio mediante setacciatura o modifica delle condizioni di temperatura e umidità, deve essere indicata nel rapporto di prova.

NOTA1: La preparazione del campione come la macinazione e la setacciatura o l'essiccazione può alterare le caratteristiche del materiale. Se in un impianto sono presenti frazioni più fini, è opportuno prendere frazioni inferiori a 63 μm per ottenere le miscele più facilmente infiammabili. Quando il campione è una miscela di sostanze, la preparazione del campione può comportare una modifica della composizione del campione.

Capitolo 5: Tubo Hartmann e sfera da 20 litri

Il Capitolo 5 fornisce indicazioni su come eseguire il test nel tubo Hartmann e quello nella sfera da 20 litri. La dimensione delle particelle è una caratteristica importante della polvere.

5.2.2 Determinare la distribuzione delle particelle.
Per materiali che non contengono combustibili volatili, occorre controllare la distribuzione delle dimensioni delle particelle:
– Se non ci sono particelle di dimensioni inferiori a 500 μm, il materiale non è una polvere combustibile.
– Se vi sono particelle di dimensioni inferiori a 500 μm, continuare la procedura di prova in una provetta di Hartmann per determinare se si tratta di una polvere combustibile.

La norma sostiene di utilizzare una frazione "minore di 63 micron" al fine di determinare se una certa polvere è combustibile. Ma questo è solo nel caso in cui "il campione non è rappresentativo del materiale, così come trovato nel processo".
L'analisi di un consulente che cerca di capire se una polvere, usata in ambiente industriale, è combustibile è apparentemente semplice, dato che deve passare attraverso un processo di valutazione del rischio..

Se ci si trova ad analizzare una tramoggia in cui viene versata una polvere. Se tale polvere viene versata direttamente dal sacco proveniente dal fornitore, si può assumere la dimensione della polvere nel sacco come rappresentativa.
Se il test di laboratorio dice che la polvere non è combustibile, ad esempio a causa delle sue dimensioni, l'area che stai si sta analizzando non è pericolosa dal punto di vista del rischio di esplosione.

Tuttavia, se la stessa polvere viene iniettata e trasportata in una tubazione pneumatica, è necessario valutare quanto sia diversa la polvere "alla fine" del trasporto rispetto a quella campionabile facilmente all'inizio. n tal caso, consigliamo quindi di consegnare al laboratorio a polvere prelevata alla fine del trasporto..

Nel caso in cui non si sia sicuri del tipo di dimensione della polvere presente nel processo che si sta analizzando, è necessario seguire il consiglio di questa norma tecnica e "utilizzare frazioni inferiori a 63 μm per considerare le miscele più facilmente infiammabili".

In altri termini, per capire se una povere è esplosiva, non va presa sempre la frazione sotto i 63 micron m. Questo lo si fa solo se non si è sicuri delle dimensioni delle particelle all'interno del processo.

A conferma di questo approccio, si riporta di seguito quanto presente nel VDE 2263 Parte 6 (Protezioni da polveri infiammabili ed esplosive negli impianti di estrazione polveri) riguardo alla valutazione del rischio nei filtri antipolvere e negli impianti di estrazione in generale.

5.3 Pericolo di esplosione. […]
5.3.1 Caratteristiche richieste. […]

Il campione di polvere in esame deve rappresentare le condizioni peggiori (ad esempio, frazione di polvere fine durante la depolverazione, chimicamente invariata). Se questa frazione di polvere fine non è disponibile, preferibilmente si utilizza polvere fine secca con una granulometria <63 μm.

Quanto appena spiegato è la chiave di lettura di quanto si legge nella CLC/ TR 60079-32-1 (Pericoli elettrostatici – Guida):

9 Elettricità statica nelle polveri.
9.1 Generale.

Secondo l'esperienza, l'infiammabilità del materiale di base che va dalla polvere fine ai granuli o ai trucioli, aumenta con la diminuzione delle dimensioni delle particelle e con la diminuzione dell'energia minima di accensione (MIE).
La valutazione del rischio di esplosione dovrebbe sempre basarsi sull'energia minima di accensione della frazione di dimensione minima delle particelle che potrebbe essere presente. Questa frazione viene solitamente ottenuta setacciando un campione attraverso un setaccio da 63 μm.

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